La voce calma e la cadenza romagnola mi hanno fatto sentire a mio agio durante tutta la nostra conversazione. Mi rendo perfettamente conto che non è facile parlare e raccontarsi a qualcuno che non si conosce, di cui davvero non si sa nulla così, al telefono, ma Daniela ha fatto percepire sicuramente più di quello che ha detto. Ho sentito forte la sua riservatezza, il desiderio di non apparire, di vivere la corsa come un’esperienza intima e molto personale; ma anche la serenità di ammettere che esiste un’altra faccia di quella medaglia, quella dei tempi e dei podi, della determinazione a raggiungere risultati e della competitività.

Ma veniamo a quello che mi ha raccontato.

Gli inizi

Daniela Valgimigli ha 38 anni. Romagnola, di Lugo, da 20 anni fa la barista.

Il suo sport quando era bambina era il nuoto, ma aveva una certa predisposizione per la corsa – che è arrivata presto – e vinceva tutti i trofei scolastici a cui partecipava. Nonostante tutto, quando mette da parte il nuoto, non si dà all’atletica, ma inizia a giocare a calcio. Giunta ai 18 anni dice basta allo sport per fare tutto quello che le altre ragazze di quell’età facevano: le feste, le amiche, l’amore, le delusioni: insomma è la vita che prende il sopravvento.

Dopo un figlio e una separazione riprende a correre, da sola. Si iscrive alle gare e ci va da sola, proprio per il gusto di esserci. Ha iniziato facendo delle mezze maratone, puntando all’ora e mezza (ci arriva nel 2019, quando corre la mezza di Trani in 1h30’09’’).

Daniela sorride

Le foto sono di Daniela Valgimigli

Il trail

Le ultra entrano nella sua vita nel 2019 e parte, come spesso succede, con la 50km di Romagna; poi la Pistoia Abetone e una 6 ore, quella di Teodorico, in cui arriva seconda dietro Federica Moroni e davanti a Eleonora Corradini. Di solito, con la 50km di Romagna si sente quasi profumo di Passatore, e invece no. Daniela poco dopo vira verso il trail, specialità che le porta da subite grandi soddisfazioni: 2 vittorie nel 2019, una al Trail dell’Ulivo (50km) e l’altra al Trail del Cinghiale (60km). All’inizio del 2020 vince la Ronda Ghibellina classica.

Ma i percorsi non sono mai lineari, si sa, e arrivano i primi ostacoli. Prima il Covid e poi, nell’estate del 2020, un infortunio: si lacera la parte esterna del tendine di Achille. L’anno dopo, al Cortina Trail si lacera anche la parte interna. Poi, finalmente, nel 2022 torna a correre e arrivano altre due vittorie: alla 50k di Trail Sacred Forests e poi di nuovo al Trail del Cinghiale, questa volta versione Large, 107 km.

Daniela arrivo

Foto di Tommaso Di Bert

Daniela sale

Foto di Daniela Valgimiglia

Oltre all’amatissimo Trail del Cinghiale, la gara che le è più rimasta dentro a livello emotivo è stata la Cortina Trail nel 2021 per l’inaspettato quinto posto. Il fatto di vivere in pianura le aveva fatto immaginare di non poter essere competitiva su dislivelli importanti come quelli.

Mi racconta che il Passatore – che è praticamente dietro l’angolo per lei – è un obiettivo, ma la sua spinta competitiva la porta a non fare una gara di questo tipo solo per il gusto di presentarsi alla linea di partenza. Quando deciderà di farlo, si concentrerà solo su quello, tentando di portare a casa un buon risultato.

Daniela in cima

Foto di Tommaso Di Bert

Il futuro e i desideri

Il Passatore è solo uno dei possibili traguardi futuri e non ha una data precisa di “scadenza”, così come l’altro sogno nel cassetto, il Tor Des Geants. Adesso è focalizzata sul presente e la sua attenzione è indirizzata altrove, verso le Dolomiti, verso la LUT 2023.

Quando le faccio la domanda ormai classica, di come si vede tra dieci anni, la corsa è ancora lì, lungo il suo amato appennino e poi forse una nuova avventura, quella di gestire un piccolo Bed&Breakfast o un agriturismo. Io me la immagino con la calma che sento in questa telefonata e la determinazione che traspare da queste foto.

QUI trovate il sito di Tommaso Di Bert