Chiara Santi ha qualche ultramaratona su strada alle spalle, soprattutto 50km. Non ha iniziato da tanto, ha corso la sua prima nel 2018 e nel 2020 avrebbe voluto fare il passatore, gara sogno di tante ultrarunner. Ma – ormai è storia nota – il Covid si è messo di mezzo, impedendole di allungare le distanze. Ha dovuto aspettare il 2022 per tagliare quel traguardo.

Chiara ha un bel blog, che potete trovare QUI ed è anche su Instagram.

Le abbiamo fatto qualche domanda per conoscerla un po’ meglio.

 

Ciao Chiara. Raccontaci qualcosa di te.

Mi chiamo Chiara Santi e ho 43 anni. Sono cresciuta in provincia di Piacenza, tra colline e salumi. Adesso vivo vicino a Milano con mio marito Davide e una cagnolina di 3 mesi, Isotta, che è un terremoto e ci riempie le giornate. Sono educatrice alla primaria, ma ho lavorato tanti anni al nido, con i bimbi da 0 a 3 anni.

Hai sempre fatto sport?

In casa era una continua lotta: mia madre mi voleva studiosa come lei, mio padre sportiva come lui. In realtà da adolescente ero piuttosto pigra ma ho comunque sempre praticato sport: tennis, nuoto, ginnastica artistica, sci, ciclismo. Tutto senza troppa convinzione ma oggi devo ringraziare di averlo fatto.

Come hai iniziato a correre e cosa ti ha portato verso l’ultramaratona?

Ho sempre camminato, uscivo la mattina e facevo 7 km di walking. Una di queste mattine, però, dopo che era morto il mio primo cagnolino, la rabbia e la tristezza erano così forti che una camminata non sarebbe bastata per smaltire quelle emozioni. Così, mi sono messa a correre. Senza la minima attrezzatura, senza la minima preparazione. Ho corso fino a che sono riuscita, e ho convissuto per giorni con un mal di gambe atroce ma una leggerezza mentale che mai avrei immaginato. Cosi sono andata avanti. Piano piano ho trovato il coraggio di fare 10 km, ho preparato una mezza, poi mi sono approcciata alla maratona.

Chiara corre

Foto di Chiara

Non sono mai stata veloce ma quello che mi piaceva era il percorso, la strada. Così ho pensato di avviarmi verso distanze più lunghe dove l’obiettivo è proprio il viaggio più che la velocità o la prestazione. Il clima delle ultra è totalmente diverso da quello delle gare normali e mi ha conquistata subito.

Quale delle gare che hai fatto ti è rimasta nel cuore? Perché?

Il mio sogno era il passatore, che si è miseramente infranto nel 2020 causa pandemia. Ma quest’ anno è diventato realtà! La più bella esperienza della mia vita, che mi ha permesso di entrare ancora di più in contatto con me stessa, con la mia mente, con la fatica, con i limiti e mi ha regalato emozioni impagabili e difficili da spiegare in poche righe. Qui se volete c’è il mio racconto del Passatore: “Quel brigante del Passatore“:

Qual è stata la sfida più grande che hai dovuto affrontare e superare in una gara?

La mia testa è sempre la sfida più grande: ci sono giorni in cui mi rema contro, altri giorni in cui è la mia migliore alleata e compagna di viaggio.

Quale gara hai nel cassetto?

Vorrei superare i 100 km ma ancora non ho pensato alla gara specifica, e poi mi piacerebbe correre una sei ore. Mi piacerebbe anche correre una 100 miglia negli Stati Uniti.

Chiara in spiaggia

Foto di Chiara Santi

Le donne che corrono, e le donne che corrono le ultra stanno aumentando di anno in anno, ma la percentuale rispetto agli uomini è ancora bassa. Secondo te perché? Quali sono gli ostacoli maggiori per le donne che vogliono intraprendere questo sport?

Mi sento molto fortunata perché ho un marito che mi appoggia nelle mie “pazzie” e mi segue e capisce la mia passione anche se questo significa a volte sacrificare il tempo di coppia. Altri uomini, purtroppo tutto questo non lo comprendono, non supportano le loro compagne nel raggiungimento dei loro obiettivi e addirittura le denigrano. La donna è troppo spesso ancora vista come la parte della famiglia che deve mantenere ordine, fare le pulizie e la spesa, badare ai figli e per questo tante volte non c’è spazio per l’allenamento.

Che impatto ha il ciclo sui tuoi allenamenti e gare?

Il ciclo non ha mai impattato su gare e allenamenti, anzi ho fatto tante gare con le mestruazioni senza nessun problema. Ma dopo la Firenze Marathon, a Natale del 2017, ho perso il ciclo. Pensavo fosse una cosa passeggera e mi sono rivolta ad una nutrizionista per recuperare il peso perso. Purtroppo, però, non ci sono riuscita: il ciclo non è mai tornato perché, mi hanno spiegato, non è solo una questione di alimentazione ma anche di testa. La mia mente non è serena e tutto questo inficia il mio essere fertile. Diciamo che a volte fa comodo non avere il ciclo, ma se ci penso più approfonditamente non va bene. Per me, per la mia salute, per mio marito.

chiara corre nella notte

Foto di Chiara Santi

Hai un’allenatrice/allenatore che ti segue?

Si ho un piano di allenamento. Diciamo però che tendenzialmente io sono un’anarchica: mi piace avere una tabella da seguire ma a volte non riesco a contenermi ed esco dal programmato. La corsa per me è anche l’ispirazione del momento, è esprimere quello che ho dentro e non sempre i fartlek o le ripetute o il lungo soddisfano la mia esigenza. Ho preparato da sola le mie prime 3 Maratone, ora sono seguita da un coach online con cui mi trovo molto bene e devo dire che i benefici sono tanti, ho un percorso ben definito e questo mi aiuta tanto.

Hai qualche talento nascosto, oltre la corsa?

Più che talenti parlerei di hobby: faccio gioielli per le amiche e per me e mi piace tanto cucinare, ho fatto per anni l’ aiuto cuoca in un ristorante sulle colline piacentine.

Dove ti vedi tra dieci anni?

Sicuramente di corsa, spero ancora in salute e serena. In questo momento sto lottando contro una forma bastarda di anoressia nervosa che non mi vuole abbandonare ma mi sto curando e sto cercando di cambiare, per amore dei miei cari e per amore dello sport.