Io e la corsa

Ho sempre praticato sport fin dalle elementari, grazie a mia madre che iscrisse me e mia sorella Annalisa a nuoto. Alla corsa sono arrivata 23 anni fa, quando mi iscrissi in palestra. Sembra quasi una contraddizione, ma la verità è che non amavo correre quei 20’ di riscaldamento sul tapis roulant e quindi uscivo fuori, correvo e poi rientravo per finire il mio allenamento. Proprio in quel periodo lì capii che mi piaceva correre e mi piaceva così tanto da sentire il bisogno di farlo. Me ne sono innamorata e da allora io appartengo alla corsa e la corsa mi appartiene intimamente.

Nel 2009 ho fatto il primo tesseramento societario e ho iniziato le prime gare da tesserata FIDAL. Per molti anni ho corso gare corte da 10km e mezze maratone e poi, nel 2011, ho corso la mia prima maratona a Parigi.

All’Ultra maratona sono arrivata nel 2017 partecipando alla 50km di San Pietro Piturno a Putignano corsa con 37 gradi, ma io amo il caldo. Provai per curiosità, per vedere cosa si prova a superare la distanza regina, già così impegnativa, e capii che quello era il mio futuro. Appena tagliai il traguardo la mia mamma, che spesso mi accompagna nelle mie ultra avventure, mi venne incontro commossa e le dissi “io ne voglio fare tante” e così è stato.

Foto concessa da Mimma Caramia

La sfida mentale delle ultramaratone

La gara che più amo per lo scenario incantevole in cui si corre e che mi sono ripromessa di correre ogni anno è la 54km Sorrento Positano, un paradiso che fa sembrare più leggera la fatica.

Correre lunghe distanze come le 12h, le 24h o una 100km, presenta sempre una certa dose di incertezza e imprevedibilità. Puoi essere allenata quanto vuoi, ma arriva sempre il momento in cui devi superare te stessa e i tuoi limiti fisici e mentali. Dopo tante ore di corsa, anche al buio, la mente può andare in crisi e devi trovare stimoli e forza per proseguire. Ecco la sfida più grande: la mente può portare anche a fermarti.

Le gare nel cassetto

Ho una gara nel cassetto, la Nove colli. Non potrò provarci quest’anno perché devo recuperare il Passatore, ma a quei fatidici 202 km ci arriverò, è il mio sogno e faccio sempre ciò che dico.

Un altro grande obiettivo è quello di correre la Spartathlon, ma sarà un po’ più complicato dato che ci sono tempi di qualificazione molto ristretti e severi, oltre alla necessaria fortuna di essere sorteggiato.

Mimma corre in pista

Foto concessa da Giuseppe Mazzotta NGM pH

Le ultra e le donne

Rispetto a quando ho iniziato a correre le donne sono aumentate. Venti anni fa eravamo contate, le cosiddette mosche bianche, oggi siamo molte di più, ma ancora troppo poche. Molto dipende dal fatto che preparare un’ultramaratona richiede molto tempo e perseveranza, tempo che si aggiunge al carico immenso di lavoro, impegni domestici e familiari che c’è sulle donne. Il tempo della corsa è spesso difficilmente inconciliabile con le esigenze familiari e domestiche. La donna atleta deve lavorare, occuparsi della casa, figli e trovare anche il tempo e l’energia per correre. Se non si è supportati dal marito, compagno o figli difficilmente potrà riuscirci.

Ad esempio io esco a correre alle 4.30 e, posso farlo perché sono sola, poi doccia veloce , colazione e corro a lavoro; non devo occuparmi di altro ma non per tutte è possibile tutto questo e quindi spesso si rinuncia, non per mancanza di volontà ma di tempo.

Noi donne a volte abbiamo anche il ciclo che complica tutto. Per me il ciclo ha avuto un forte impatto sui miei allenamenti, avendo delle mestruazioni molto dolorose tanto da costringermi a letto il primo giorno. Da anni ormai prendo la pillola e la situazione è migliorata, ma il primo giorno per me è ancora impossibile correre: non mi reggono le gambe e ho dolori al basso ventre.

Le mia ultima gara: 100km del Conero

Me ne parla il mio amico Fabrizio Severini a fine dicembre e ne sono subito attratta: tante nuove variabili da affrontare, tempo limite di 12h 30 minuti e un circuito lungo 10 km, oltre alla presenza dei grandi nomi di atleti della nazionale italiana.

Decido che voglio esserci. Penso “non importa che io abbia poco più di 12h su una 100km, non importa che io preferisca i circuiti corti. Io devo esserci. So che devo fare il massimo, che sarà una sfida mentale nuova per me che sono abituata ai circuiti di poco più di 1km; ma è la mia gara, la gara per dire io sono qui e continuo a correre sempre nonostante tutto, oltre ogni delusione personale.”

Mimma all'arrivo

Foto concessa da Mimma Caramia

Appena mi iscrivo, contatto il mio grande amico Giovanni Patruno e gli chiedo di aiutarmi perché da sola non posso provare a raggiungere il PB che desideravo. Lui, ex atleta professionista, ex maratoneta italiano, poteva farmi crescere. Gli spiego perché è importante per me essere a questa gara e lui comprende.

Giovanni è una persona stupenda che sta letteralmente tirando fuori il meglio di me e mi supporta anche molto a livello emotivo, perché l’ultramaratona è veramente un mondo a parte e spesso la nostra mente ha bisogno di stimoli e di qualcuno che infonda coraggio. Non basta allenare solo le gambe e un coach lo sa.

Siamo consapevoli che il tempo è pochissimo – mancano solo due mesi – ma ci proviamo.

Finalmente arriva il giorno della gara, so di stare bene fisicamente, di essere ben allenata; mia madre è con me e sento intorno a me l’affetto di tutto gli amici ultra che non erano presenti a questa competizione. Imposto un passo e so che devo tenerlo per 100km, ad ogni giro mia madre è lì che mi passa quello di cui ho bisogno e mi porta le notizie dei miei amici che la chiamano. La loro energia mi arriva tramite un canale di emozioni che solo il mondo ultra può capire. Penso ai loro volti, mi sembra di vederli sul percorso che mi incitano e sostengono le mie gambe. Penso alle mie sorelle e continuo. Inizio l’ultimo giro e so che se mantengo il passo sono sotto le 11h.

Mimma apre le ali

Foto concessa da Mimma Caramia

Mi sembra di volare; inizio l’ultimo km con le lacrime agli occhi e poi è fatta: 10h53’36” per 101km di un percorso sì pianeggiante ma che ci ha regalato 44km di San Pietrini che hanno messo a dura prova i miei piedi.

Ma ce l’ho fatta.

Ho dimostrato a me stessa che, non importa cosa mi accade, ho la forza di andare sempre oltre e di raggiungere qualunque obiettivo anche da sola. Posso andare oltre la delusione, oltre chi vuole legarmi alle proprie convinzioni, chi vorrebbe tenermi in un modo che non mi appartiene. Io posso andare dove desidero con le mie gambe, non devo rinunciare a ciò che amo; chi mi ama realmente mi seguirà con ammirazione.

Donne andate sempre oltre. A me la corsa questo ha insegnato: ad essere padrona di me stessa.

Fra 10 anni cercatemi in qualche gara, starò comunque correndo. Correrò finchè avrò forza nelle gambe e fiato nel polmoni.