Qualche settimana fa Giulia Vinco ha portato a termine il “Keep clean and run” il plogging più lungo del mondo: dalla toscana alla Sardegna: 370km e dislivelli importanti in una settimana tentato di ripulire dalla plastica e dalla spazzatura boschi, sentieri e paesi – correndo. Un’esperienza che le lasciato un segno profondo e che ci ha voluto raccontare.

 

Sono Giulia, ho 31 anni e la corsa mi ha cambiato la vita. Già, nel 2016 ho mosso i miei primi passi sulla strada, poi sui sentieri. Ho corso tante gare, alcune molto lunghe. Quasi ogni giorno ho infilato le mie scarpe, mi sono allenata duramente, ho corso ogni mattina alle 4.00, passando davanti al panificio sotto casa, salutando la nebbia gelida di inverni infiniti, maledicendo il freddo, benedicendo la purezza dell’alba. Ho vinto. Sì, ho vinto qualche gara e la gente ha iniziato a conoscermi, così sono arrivata ad uniformare i miei pensieri ai loro, a volere ciò che gli altri desideravano per me. Ecco che la corsa ha perso il suo potere, la sua magia, quella capacità di spegnere la tristezza, di eliminare la tensione.

Da mesi piombo periodicamente in uno stato depressivo acuto; soffro di una malattia intestinale che rende il mio ventre gonfio. Mi chiedono se sono incinta. No, non lo sono. Semplicemente non vedo più un senso. Mi chiudo spesso in casa e quando esco a correre sto fuori per ore…io, con me stessa e la mia pancia gonfia. Esco di casa ogni giorno, cercando un senso a questa routine.

il gruppo

©Stefano Jeantet

26 dicembre 2021. Messaggio: “Buongiorno e buona domenica cara Giulia. Spero tu abbia passato un buon Natale. Sono Roberto Cavallo (non credo ci siamo mai scritti via whatsapp). Il Keep Clean And Run 2022 al 90 % sarà dal 29 aprile al 5 maggio. Sempre al 90 % sarà con partenza dalla Toscana, passaggio sull’isola d’Elba e 3-4 tappe in Sardegna.”

La svolta

Cos’è il Keep Clean and Run? È il plogging più lungo del mondo, che si tiene da 8 anni, per una settimana l’anno. In questa settimana, Roberto corre più di una maratona al giorno, attraversando paesi, boschi, montagne e raccogliendo rifiuti. Ecco. Questo dà un senso alla corsa, questo è ciò che manca al mio allenamento senza scopo, che è un puro atto di egoismo: stare sola e trovare consolazione. Senza pensarci un momento confermo immediatamente.

giulia plogging

Foto di Giulia Vinco

Inizia la mia preparazione: ogni sabato dai 40 ai 50 km; la domenica quello che imparo a chiamare recupero attivo, ovvero altri 30 o 40 km. E così dimentico tutto, smetto di vergognarmi della mia pancia, incontro persone con cui condivido giri pazzeschi in totale autogestione. Ogni cosa è mirata a questo, anche le gare.

28 maggio 2022. Eccomi qui, su una nave diretta a Cavo. Io, Roberto, sua moglie e tutto lo staff. Non conosco nessuno, non ho mai visto quest’uomo riccioluto dallo sguardo calmo e appassionato, non ho mai incontrato il suo sorriso, non l’ho mai sentito interloquire per più di qualche minuto, ma sono rapita dall’amore che trasmette quando parla di plogging, dalla sua serenità. Io invece ho paura. Saranno giorni di chilometraggi e dislivelli importanti: 370 km totali. Ogni sera andrò a dormire sapendo di dover affrontare una nuova ultra il giorno seguente, abbassandomi e raccogliendo rifiuti.

I primi passi

Eppure iniziamo subito col piede giusto Roberto ed io. La prima tappa coincide con la Grande Traversata dell’Elba. Sono una cinquantina di chilometri, con circa 2000 d+. È dura chinarsi, rialzarsi, portare zaini pesanti, ripartire e fermarsi magari qualche metro dopo. Ogni tanto ci fermiamo a rifiatare: stiamo facendo un bel lavoro. La meraviglia che ci circonda merita di essere preservata. In ogni paese attraversato, abbiamo fissato un appuntamento e un’azione di pulizia guidata dal nostro fantastico staff. Già dal primo incontro con i bambini di Colle reciso, scendono le mie prime lacrime di commozione: Roberto ha un modo di interagire che mi lascia senza fiato. Riesce a renderli partecipi, a farsi guardare con occhi spalancati, curiosi e luminosi. E loro rispondono intonando la storica canzone del minatore. La mia anima ringrazia. Ripartiamo e sorridiamo fino all’ultimo chilometro. Ora inizio a capire, a fare mio il messaggio, ad appassionarmi. E siamo solo all’inizio.

Giulia corre

Foto di Giulia Vinco

Dal giorno seguente, inizia il nostro viaggio toscano, che prevede una prima tappa di 52 km da Castagneto Carducci al monastero di Pomaia, la seconda di 49 km da Orciano Pisano a Pontedera, per terminare con 45 km da Revet Spa (industria leader nella gestione integrata dei rifiuti) a Capannori, primo comune ad aver accettato la sfida “rifiuti zero”. La mattina impiego solo pochi secondi a scendere dal letto e trovare la concentrazione, qualche minuto per caricare la traccia sul mio orologio, ripercorrere mentalmente il programma di appuntamenti, calcolare il passo da tenere, i chilometri tra i vari checkpoint. Poi spengo la testa: 100 metri trascinando i piedi, respiro col naso e le gambe sono di nuovo leggere.

Il posto giusto nel momento giusto

Imparo a riconoscere gli oggetti più preziosi: Roberto mi racconta la storia di ogni materiale, così come la racconta alle centinaia di bambini che ci accolgono lungo il percorso, guanti alle mani, sacchetti colmi e i soliti occhi sgranati. Ogni volta che li vedo non riesco a parlare; la mia voce è bloccata. La notte sulla nave diretta ad Olbia passa rapida. Dopo anni di sonno tormentato, mi chiedo come posso aver chiuso gli occhi tanto in fretta, senza svegliarmi mai. Eppure non avevo mai dormito su una nave. La ragione c’è: sono dove vorrei essere, nel momento giusto. Non ho pensieri e preoccupazioni, se non quella di correre, raccogliere rifiuti ed esperienze, incontrare e abbracciare vite, mescolandomi ad esse. È proprio questo che accade in terra sarda.

È ciò che succede incontrando Lino Cianciotto e sua moglie. Lino è una guida alpina, che qualche anno fa ha subìto l’amputazione della gamba destra. È uno di quelli che non ama essere compatito o compreso. Semplicemente è successo qualcosa che lo ha trasformato, o meglio, lui ha deciso di trasformarsi. Quando lo guardo penso che è proprio la persona giusta per parlare di littering. Non esistono rifiuti. Esistono oggetti, che possono essere trasformati e reinventati, così come ha fatto Lino con la sua vita e la sua professione.

I rovi della Sardegna

La Sardegna è tecnica e dolce, è terra arida e fertile, è odore di eucalipto, menta e ginestra e di pecora. E’ roccia granitica e pascoli, è rovi, tanti rovi. Non avevo mai provato l’esperienza di essere letteralmente bloccata tra spine tanto irte. Eppure anche questo fa parte del gioco. La prima tappa ci fa passare dall’entusiasmo di correre a fil di cielo nella spensieratezza più assoluta alla paura di non trovare più la via. Sono due le ore che impieghiamo per uscire dal groviglio che ci blocca a un centinaio di metri dal checkpoint di metà percorso. Abbiamo tagli ovunque e sanguiniamo. Siamo solo al 20º km e non abbiamo alternative: per arrivare puntuali all’ultimo appuntamento dobbiamo dare una sferzata alla giornata. Roberto inforca la bici, io tolgo lo zaino, occhio costante sull’orologio.

Giulia felice guarda il mare

Foto di Giulia Vinco

Devo fare 4 km più forte possibile, devo dare tutto…solo 4000 metri. Inizio a caricare… nemmeno in gara riesco a tenere questo ritmo. Respiro forte e penso ai bambini che ci aspettano. Pochi minuti e… è già finito!!! Giù la bici di Roby e via di nuovo assieme. Non so come abbiamo fatto. So solo che arriviamo, stanchi ma puntuali e ne vale la pena. I bambini sono lì per noi, così come gli insegnanti e il nostro staff.

La corsa insegna

La Sardegna mi insegna tanto: racconta storie di sindaci virtuosi, che ci accolgono nelle loro case cucinando per noi, che ci festeggiano fino a tardi, organizzando e partecipando personalmente alle azioni di pulizia delle scuole. Quest’isola mi fa commuovere, volare per centinaia di chilometri tra montagne selvagge, altipiani sconfinati, ammirare la quotidianità di famiglie di pastori. Corro ma assaporo ogni attimo, assaggiando gli asparagi selvatici, strofinandomi le mani sporche di birra, coca-cola e succhi di frutta stagnanti con menta fresca. E poi…poi piango, di nuovo, riabbracciando la mia amica Raffaela dopo 13 anni. La abbraccio forte per soli 2 minuti, mentre mi cambio in un furgone in una Sassari caotica, grigia e trafficata, prima di spingerci in bici sotto la pioggia.

E così le lacrime si mescolano a quelle gocce, rendendole dolci e sopportabili per le due ore successive, portandole verso il mare, così come la plastica, che i fiumi trascinano verso le spiagge e poi al largo, nello stomaco dei pesci, sui fondali. Viaggia così la mia mente quando lascio la bici a terra e rapida mi rivesto dietro un cespuglio. Sono gli ultimi chilometri: solo dieci, che ci separano dalla Spiaggia La Pelosa, sulla punta della Sardegna. Raccolgo e penso, la pioggia mi bagna, il vento mi asciuga e ascolta la mia preghiera, che penso sia anche quella di Roberto: tutto ciò non deve essere normalità. Una carta a terra, un mozzicone, una lattina a terra non sono normali, non possiamo passarci sopra, guardare ed andare oltre.

La corsa trasforma

Non tornerò più come prima. Questo viaggio mi ha trasformata, ho provato odio ed indignazione e li ho trasformati in voglia di chinarmi, di dare l’esempio, di parlare di plogging, di urlare e farmi sentire. Torno con la consapevolezza che se voglio posso, che correre per 370 km sembrava un’impresa dura e incredibile, eppure è stato così semplice: è bastato un piede davanti all’altro. E allora possiamo cambiare davvero! Tenere pulito e pulire il mondo è un obiettivo altrettanto grande, ma possiamo farcela, un piccolo gesto dopo l’altro, coinvolgendo sempre più persone, ognuno a suo modo. Io scelgo il plogging.

Sono Giulia, ho 31 anni. Da quando sono tornata ho di nuovo la pancia gonfia. Ieri mi hanno chiesto se sono incinta. Ho pianto, ma poi ho visto un gel a terra. L’ho raccolto, ho sorriso e ho ripreso a correre. Sì, Keep Clean And Run ha cambiato di nuovo la mia vita!