Le prime luci dell’alba illuminano il cielo, faccio gli ultimi passi di corsa e fermo il mio Garmin: finalmente mi sento bene, ho corso senza particolari fastidi, il cuore recupera in fretta, il respiro è meno affannato ed anche il tempo al chilometro mi fa pensare che il periodo di “crisi” generale sia finito e sono felice!

La ripresa dopo uno stopo forzato

Quando si programma un periodo di riposo nella propria stagione agonistica, la ripresa avviene con naturalezza quando abbiamo recuperato sia le energie fisiche che mentali.

Quando invece è un infortunio ad imporci il riposo, la ripresa sarà stabilita dal tipo di infortunio, dalla gravità, dal medico o professionista al quale ci rivolgiamo.

In entrambi i casi abbiamo una visione abbastanza chiara di ciò che accadrà e di come sarà il percorso da fare per tornare a fare ciò che ci piace, perché “conosciamo il nemico” che sia solo stanchezza o una parte del nostro corpo che ha bisogno di cure.

Ma quando ciò che non ci fa stare bene è qualcosa che non conosciamo, che non ha una causa precisa, che cambia, che non ha uno sviluppo logico, che non risponde ai normali rimedi, come possiamo affrontarlo?

Ed è esattamente quello che è successo a me, ecco perché ho parlato di “crisi generale” e non di riposo o recupero o infortunio.

La (pre)menopausa: un ostacolo sconosciuto, silenzioso e invisibile

Avevo programmato la mia off season alla fine del periodo di gare lunghe ed impegnative, proprio per consentire al corpo di recuperare, ma ho capito solo adesso che alla soglia dei 50 anni la programmazione non può più seguire le regole scritte sui manuali ma deve necessariamente seguire le regole totalmente sregolate del sistema ormonale che si va spegnendo, come madre natura ha stabilito. A un piccolo problema se ne aggiunge un altro, poi un altro ancora e ancora. Sembra che non ci sia una fine, sembra che non ci sia un rimedio perché tutto ciò che si prova a fare non risolve nulla e parte incontrollato il pensiero che non si riuscirà più a tornare a sentirsi bene.

scarpe rotte - corpo stanco

Ma noi che corriamo ultra distanze lo sappiamo che ad un certo punto arriva la crisi che sembra non passare mai e che risolviamo solo ascoltando noi stesse e adottando la strategia migliore per affrontare quel momento. Così anche nella vita.

Riparto da me

Queste tre parole sono state il mio mantra. Mi sono fermata, mi sono ascoltata, mi sono rivolta a professionisti che mi potevano aiutare e insieme abbiamo trovato la strategia migliore per uscire dal brutto periodo. Con pazienza i fastidi fisici sono passati (qualcosa è rimasto ma sono quelli che conosco da tempo!), ho ripreso a correre senza pensare ai chilometri da fare, ai tempi, a quello che riuscivo a fare fino a qualche mese fa ma solo per il piacere di correre godendomi ogni passo come se fosse la prima volta. Nessuna gara, o meglio, nessuna delle mie classiche gare su strada ma solo trail. Quindi tanta natura, nessun riferimento di tempo o prestazione, ambienti nuovi, orizzonti nuovi e ossigeno!

Contemporaneamente ho iniziato un percorso di mindfulness perché non è facile accettare certi cambiamenti fisici che portano ad altri cambiamenti nel modo di vivere la giornata: va bene così, questo il mio nuovo mantra (ci sono cose e situazioni che non possiamo cambiare ma possiamo solo accettare). L’avvicinamento alla menopausa è complicato e non dobbiamo affrontarlo da sole! Non dobbiamo avere paura di parlarne, non dobbiamo nascondere il nostro malessere o accusare il lavoro e lo stress per la pesante stanchezza che ci accompagna in alcune giornate. 

Ascoltarsi ma soprattutto rivolgersi a chi è pronto ad ascoltarci e non si ferma ad una diagnosi frettolosa e superficiale, bisogna trovare un nuovo equilibrio e il “fai da te” non funziona.