Questo è il racconto di Pierita Ligutti, ultramaratoneta di Milano. Trovate altre informazioni su di lei nella Scheda&Bio a lei dedicata.

Eccomi qui; sono Pierita, runner giovane e vintage contemporaneamente. Giovane perché ho iniziato a correre poco più di sette anni fa e vintage … beh non è difficile da immaginare. La cosa divertente è che sono sempre stata una sportiva, credo di aver provato, almeno una volta, la maggior parte degli sport esistenti, ma non ho mai amato correre; anzi posso dire di averla proprio odiata la corsa! Me ne sono sempre tenuta a debita distanza finché un’estate, senza un motivo particolare, ho cominciato a corricchiare. Le prime volte mi stupivo, alla fine di queste micro-corse, di essere ancora su questa terra e non morta per la fatica, però non ho mai smesso e anzi più il tempo passava e più questa “cosa” mi prendeva, nel senso che si impossessava letteralmente di me e all’improvviso mi sono resa conto di non poterne più fare a meno.

Dalla Deejay 10 alle ultra il passo è breve. Ah no?

Ho iniziato a correre al mattino presto, per forza maggiore e sono diventata un’albarunner; adoro uscire a correre quando c’è ancora buio e il mondo è addormentato e man mano vederlo risvegliarsi e cambiare luci e colori mentre io lo attraverso.

A due mesi dall’inizio delle mie corse ho fatto la mia prima gara, la mitica DeeJay 10, mai corso 10 km di seguito in tutta la mia vita, ma sono riuscita a finirla e sono tornata a casa con il medaglione, grosso quanto il mio orgoglio per l’impresa compiuta e con la voglia di continuare a competere in altre manifestazioni.

Sono approdata alle maratone perché una mia carissima amica mi ha costretto ad iscrivermi a quella di Firenze, quando non ero mai andata oltre una mezza e per questo non la ringrazierò mai abbastanza.

Da Firenze a Faenza

Nel mondo delle ultramaratone sono stata catapultata in modo folle: un amico ha deciso d’iscrivere una serie di amici, me compresa, alla 100 km del Passatore! Però è stato gentile … ci ha lasciato otto mesi per prepararci! Così mi sono ritrovata a correre prima una 50 km e poi una 6 ore (nemmeno sapevo esistessero queste gare) più una serie di maratone, finché non è arrivato il grande giorno. E mentre correvo questi 100 km mi sono innamorata ancora di più della corsa; quelle ore, di notte, da sola, con un cielo stellato da commuovere tanto era bello, mi sono entrate nell’anima e ho capito che quella era la mia strada: andare e andare e godere di ogni istante trascorso a correre.

A correre le lunghissime distanze non siamo in molti, chissà perché, per cui alla fine le persone che s’incontrano sono bene o male sempre le stesse e ascoltando questi fantastici atleti raccontare delle loro gare, dei km percorsi, delle condizioni estreme in cui si sono trovati, ho sentito dentro di me la voglia di alzare almeno un po’ l’asticella e provare a correre una 100 miglia (160 km) che, nel mio immaginario, vedevo come trampolino per future ed ambiziose avventure.

Purtroppo, in Italia, distanze così lunghe esistono solo come trail running, ma questa disciplina della corsa non è fattibile per il mio fisico. Mi sono scoraggiata? No! Visto che non esisteva una gara che potessi correre ho deciso che mi sarei organizzata e poi avrei corso la mia personale 100 miglia!

Ultra fai da te?

Per la preparazione ho chiesto aiuto alla mitica Lorena Brusamento, in fondo è stato ascoltando anche le sue imprese che ho voluto cimentarmi in quest’avventura, mentre tutto il resto l’ho portato avanti da sola. Così il 13 ottobre 2019, dopo 10 mesi di lavoro, è arrivato il giorno della “100 miglia delle vie d’acqua” una corsa che è partita dal Ticino, alla Diga di Tornavento, all’inizio del Canale Villoresi, è arrivata all’Adda dove ha imboccato la ciclabile della Martesana fino a Milano e dopo aver attraversato una parte della città, lungo il Naviglio Pavese, è ritornata al Ticino e si è conclusa esattamente alla canottieri Ticino dopo quasi 161 km.

Pierita e la 100 miglia che non c'è
Pierita e la 100 miglia che non c'è

Potrei parlare per ore di cosa abbia significato quella corsa per me, dove i mei compagni di squadra (l’Alzaia Naviglio Runners), gli amici, i parenti e la coach non mi hanno mai lasciata sola. Per le 23 ore abbondanti che mi sono servite per coprire quella distanza ho sempre avuto qualcun al mio fianco.

Ricordi indelebili della 100 miglia che non c’è

Ci sono momenti che resteranno impressi per sempre nella mia mente: i 10 km corsi con il figlio più piccolo, la notte con la luna piena ad indicarci il cammino in una zona non facile da attraversare, una musica particolare che ancora adesso mi emoziona ogni volta che la ascolto e poi l’arrivo con Lorena, che mi è stata vicino da Milano a Pavia, il suo abbraccio e le nostre lacrime di gioia. E tantissimi altri momenti, ma non mi posso dilungare troppo altrimenti mi sgridano. E’ stato un intero giorno di gioia, non c’è mai stato un attimo in cui abbia avuto dei dubbi o mi sia pentita di essere li a fare quella cosa stupenda che stavo facendo.

Pierita e la 100 miglia che non c'è
Pierita e Lorena Brusamento

Non riceverò mai una medaglia per questo (però ho una fantastica targa ricordo che mi hanno regalato), non ci sarà mai scritto da nessuna parte che io ho corso per 100 miglia, ma onestamente non m’interessa, l’ho fatto e l’ho fatto nel modo più bello che potesse esserci, circondata da persone incredibili!

Unica nota negativa è che ho capito che le mie velleità di super ultrarunner si sarebbero fermate qui; per arrivare a fare questa corsa ho portato il fisico vicino allo sfinimento; è impensabile non solo ritentare un’altra volta questa distanza, ma soprattutto sperare di superarla. Mi è servito forse più tempo per metabolizzare questa presa di coscienza che per smaltire gli effetti della 100 miglia sul fisico.

Comunque c’è un aspetto che non cambierà mai e cioè che io sono e sarò sempre un’ultramaratoneta! E questo mi basta.